Al via il Corvino-bis e la prima mossa è un piano operativo con Sousa. E chissà che dal Portogallo...
La nuova Fiorentina sta prendendo forma. L'addio di Daniele Pradè e l'ufficialità, nel pomeriggio di ieri, di Pantaleo Corvino sono i primi importanti passi di un cambiamento dopo quattro anni di buoni, forse ottimi, risultati ma anche di confusione culminata con una stagione di figuracce e, forse, di occasioni buttate al vento dopo aver dominato per tutto il girone di andata. D'altronde, nonostante un addio anche burrascoso, l'ombra di Corvino era rimasta sui dirigenti che avevano goduto delle sue plusvalenze e delle sue intuizioni. Pradè solo il primo anno è stato Pradè, un dirigente bravo, aperto, abituato a parlare con i giornalisti, a rendere conto di cifre e trattative. Fatale gli sono state certe rivelazioni sulla trattativa con Gomez e così da quel momento il club gli ha prima messo il bavaglio, poi gli ha affiancato figure professionali a limitarne le mosse. Tanto a decidere era il solo presidente esecutivo, a volte proprio con il consiglio di Corvino con cui i contatti si sono infittiti negli ultimi tempi.
Dopo quattro anni il ciclo di Pradè era ormai finito e il colpo di grazia gliel'hanno data alcune operazioni sbagliate e figuracce (gestione Salah, la beffa di Milinkovic Savic ma soprattutto gli acquisti di gennaio Benalouane e Kone, senza scomodare gli altri) e dal tecnico Sousa insoddisfatto platealmente della gestione del mercato e di rapportarsi con persone senza alcun potere decisionale. Le parole "unico referente sarà Cognigni" pronunciate con insistenza da Sousa sottolineano come troppe persone intorno non gli erano servite a nulla. Ecco che la società ha pensato di nuovo a Corvino che, nonostante il divorzio burrascoso, mai ha tagliato i ponti con Firenze o rilasciato dichiarazioni contro la società viola, cosa probabilmente apprezzata dalla proprietà che ha dovuto riconoscere che forse era meglio un uomo di fiducia solo al comando (magari aiutato da un gruppo di lavoro) che tanti senza responsabilità e richiamare Corvino è sembrato quasi naturale, soprattutto vedendo che gran parte della piazza (certo non tutta) vedeva con favore il ritorno. Certo il tecnico chiedeva più autonomia decisionale sul mercato ma ora dovrà rapportarsi e fidarsi di Corvino che è volato in Portogallo per conoscerlo (e non ha preteso certo il contrario) e preparare insieme un piano operativo per una Fiorentina più forte.
C'è grande curiosità di vedere come funzionerà questa coppia, come accetterà i paletti il portoghese con ambizioni manageriali e, soprattutto, come saprà accontentarlo Corvino. Il primo passo sarà vendere e abbassare il monte ingaggi arrivato a sfiorare 80 milioni perché appesantito dai numerosi rinnovi fatti nell'ultima stagione (anche per evitare nuovi casi Montolivo e Neto) e per questo prima il tecnico dovrà indicare chi ritiene fondamentale per la sua idea di gioco e chi sacrificabile. Su quest'ultima lista potrebbe esserci tra l'altro anche il nome di Kalinic, l'unico ad essere stato scelto dal portoghese. I nodi da sciogliere saranno poi quelli di Gomez, Rossi e Babacar. Corvino non sarà solo in questo grande lavoro che lo aspetta. Arriveranno nuove figure professionali e sembra quasi scontato che il dt Angeloni, dopo Pradè e Pereira, se ne vada per lasciare spazio ad altri di fiducia del neo direttore generale del comparto sportivo (questo il ruolo del dirigente di Vernole). Chissà che dal Portogallo Corvino non torni, oltre che con il piano di mercato fatto insieme a Sousa, anche con un dirigente- ex viola -in più. Rui Costa è pressoché impossibile, ma tentar non nuoce.