Papa Waigo a Fv: "Impossibile non ricordare il gol alla Juve"
Dici Papa Waigo e pensi inevitabilmente al 3-2 della Fiorentina a Torino contro la Juventus. Ed anche l'ex esterno viola, a sentire il nome di Firenze va subito con la memoria a quella partita del 2008: "Come potrei dimenticare quella partita - dice in esclusiva aFirenzeviola.it dagli Emirati Arabi dove ancora gioca - La ricordo benissimo perché mi ha dato la possibilità di entrare nel cuore dei fiorentini, grazie a quel gol del 2-2 e all'assist del nostro 3-2 sono diventato "Papa Waigo l'eroe che ha battuto la Juventus". Fu un risultato storico non solo perché da decenni i viola non espugnavano Torino ma perché ci dava la possibilità di fare la Champions League e di fare un finale di stagione straordinario".
Che consiglio dà allora agli attuali giocatori viola per battere la Juve domenica prossima?
"I giocatori devono parlare con i tifosi per capire quanto è importante questa partita a Firenze perché quando giochi in una squadra, anche se sei straniero, devi conoscere la sua storia e le rivalità a cui tengono i tifosi perché solo così ti calerai nella loro mentalità e affronterai le partite nel modo giusto. E fu troppo bello. Sembrava avessimo vinto lo scudetto con quattro giornate di anticipo, c'erano 15mila persone ad aspettarci allo stadio. Arrivammo dall'aeroporto scortati dalle macchine dei tifosi e portati in trionfo. Un'intera città a festeggiare con noi. Chi fa gol in una partita così importante entra nella storia e nel cuore di Firenze. Solo allora mi sono sentito il Papa Waigo di tutti i fiorentini".
Nonostante quel gol però a Firenze non ha avuto molta fortuna, come mai?
"Nel calcio non conta solo il talento, ma che te lo facciano dimostrare. Ci sono tante cose, come avere un procuratore importante o essere nelle grazie di qualcuno. A me cosa è successo? In quella Fiorentina le gerarchie erano già stabilite, già dall'estate si sapeva chi doveva giocare e chi aspettare. Per giocare avrei dovuto augurare che qualcuno si facesse male ma io non lo facevo. Forse in altri club come il Verona non accadeva, ma a Firenze dipendeva se rientravi nei piani di Corvino. Basti pensare che dopo quel gol io restai comunque in panchina la partita dopo".
Ha un brutto ricordo dunque dell'esperienza fiorentina?
"Assolutamente no, anzi. Ho continuato sempre a lavorare, ho conosciuto ottimi compagni, su tutti ricordo Mutu, e un bravo allenatore come Prandelli. A Firenze sono stato bene Quell'esperienza mi ha fatto crescere e mi ha rafforzato tant'è che ancora gioco a 32 anni".
A proposito, pensa di continuare ancora a lungo e come sta andando la sua avventura negli Emirati Arabi?
"Sto bene fisicamente e gioco ancora con passione e gioia. D'altronde io calcisticamente sono cresciuto in Italia, dove ho giocato 12 anni, perciò quando sei pronto nei campionati italiani lo sei dappertutto. Oggi pomeriggio ho una partita decisiva con l'Ittihad Kalba per la promozione nella massima serie perché lo scorso anno siamo retrocessi ma io sono rimasto per aiutarli a ritornare su. Ho segnato 11 gol in 14 partite e spero di fare ancora gol decisivi".
Tornando alla Fiorentina attuale, segue il campionato?
"Ci sono stati tanti cambiamenti rispetto a quando ci giocavo io ma quella che vedo ora è una squadra più credibile perché rientra ogni anno tra le prime 4 o 5 squadre d'Italia ma ora la società deve fare l'ultimo step lottando per lo scudetto. Manca poco per il salto di qualità ma è comunque un buon risultato essere tra le prime"
Dopo il ko con l'Udinese il morale e l'umore della piazza però non sono al massimo. Come riprendersi?
"È normale che la gente si aspetti di più contro squadre del genere ma sono sicuro che con una bella partita contro la Juve ed una vittoria i tifosi dimenticheranno tutto. E' la gara più importante e i giocatori hanno la possibilità di riscattarsi facendo loro un regalo".
Quando giocava a Firenze, c'era già Babacar. Come mai non riesce ancora ad esplodere?
"In Italia per un giovane è facile essere portato in alto, ma il diffiicle è confermarsi. Babacar è un ragazzo d'oro, io gli facevo da fratello maggiore e gli davo consigli perché sfruttasse il tempo che aveva davanti e ripagasse la fiducia di chi investiva su di lui. Se la società investe su di te, gli dicevo, devi dimostrare di meritarlo e di avere rispetto per gli altri compagni. E che quando le cose vanno male nel calcio non ti aiuta nessuno se non hai la forza mentale di rialzarti da solo altrimentii sprofondi. E' quello che gli consiglio ancora".
A proposito di Senegal, come va la sua società di calcio?
"Molto bene, ho tanti ragazzi a St. Louis, dal settore giovanile alla prima squadra. Do un'opportunità ai più giovani ed insegno quello che significa diventare dei professionisti. Io so solo giocare a calcio e voglio portare la mia esperienza nel mio paese. Devolvo parte del mio ingaggio per finanziare la società. Dovrebbero farlo anche gli altri giocatori africani per dare un futuro ai loro connazionali".
Infine un saluto a Firenze, sente ancora qualcuno?
"Sento Roberto Ripa ogni tanto perché poi i vecchi compagni non ci sono più. E naturalmente sono in contatto ancora gli amici che ho lì. Quando avrò tempo verrò a salutarli volentieri, nel frattempo lo faccio da qua e forza Fiorentina, di sicuro tiferò sempre per i viola".
(Mia esclusiva per Firenzeviola.it)